Periodo storico
Quando Pisa nel 1406 passa sotto la dominazione di Firenze già da tempo aveva perso, almeno in buona parte, lo splendore dei tempi d’oro della grande espansione marittima dei secoli XI-XIII e, ciò nonostante, rimaneva una città di alte tradizioni politiche, ecclesiastiche e culturali e uno dei principali porti del Mediterraneo. L’intervento fiorentino segnò in maniera profonda, deprimendolo, il tessuto economico e sociale della città, incidendo fra l’altro sul circuito delle attività economiche tra città e campagna. Nel timore di possibili rivolte città e contado erano stati separati sia a livello politico che amministrativo. I cittadini pisani furono sottomessi ad un durissimo regime fiscale oltre che estromessi dai livelli medi e alti degli apparati burocratici, così furono molti quelli che negli anni lasciarono la città o perché costretti ad espatriare attraverso l’uso dello strumento dell’esilio coatto temporaneo o perché scelsero volontariamente di trasferirsi all’estero una volta perse le speranze di liberarsi dal giogo fiorentino.
La perdita di importanti risorse professionali e economiche fu solo in parte compensata dall’emergere dal basso di nuovi gruppi, mentre sul piano strettamente demografico la migrazione pisana fu compensata da una massiccia immigrazione fiorentina. Infatti subito dopo la conquista vi fu una prima ondata migratoria a cui seguirà un flusso più lento, ma costante, interrotto solo negli anni della rivolta pisana tra il 1494 al 1509. Centinaia di famiglie giungono da Firenze e dal suo contado finendo per determinare un vero e proprio ricambio nella popolazione cittadina nell’arco del secolo; si tratta di persone che, poco radicate e spesso povere, non hanno lasciato traccia di sé né nella documentazione fiscale né in quella notarile. Questo fenomeno demografico è invece messo chiaramente in luce dall’analisi degli elenchi battesimali condotte con lo strumento informatico; esso consente diverse possibilità di aggregazione dei dati utili a seguire l’immigrato nell’evolvere della sua situazione professionale, abitativa, ecc.
Questo “ricambio di popolazione” e un processo di lenta integrazione di Pisa nell’ambito dello Stato fiorentino avevano in parte normalizzato la situazione, ma, nonostante tutto, anche a distanza di quasi un secolo, l’idea di poter tornare alla libertà non era stata del tutto abbandonata. Così alla venuta di Carlo VIII di Francia e con la quasi contemporanea caduta dei Medici, nel 1494 Pisa si ribella e instaura la seconda repubblica che durò fino al 1509, quando Firenze poté restaurare il suo potere.
Il periodo della guerra di Pisa contro Firenze è il secondo momento interessante da leggere con la lente dei registri di battesimo; questi infatti confermano quanto già risulta da altre fonti in merito alla presenza dei contadini in città e alla loro influenza sulle vicende politiche e militari di questo periodo. Se si è parlato di ondata migratoria per l’inizio della dominazione fiorentina; durante questi quindici anni di rivolta la città ha visto un nuovo repentino cambio di popolazione. L’analisi delle cifre mostra un’impennata del flusso migratorio, ma soprattutto il mutare della composizione della popolazione: a fronte di una fuga di fiorentini si registra un fenomeno di inurbamento di grandi proporzioni dal contado pisano con la conseguenza che la popolazione di provenienza rurale si avvia a superare quella di origine urbana. Dopo, con la fine di questo periodo pisano, i valori delle provenienze ritornano rapidamente ai livelli precedenti con un deflusso della popolazione contadina pisana e una ripresa della corrente fiorentina. Durante il governo di Cosimo I Pisa e le sue campagne furono oggetto di importanti provvedimenti: bonifiche delle terre paludose, concessione di privilegi per attirare nella città gruppi economicamente attivi (in primo luogo ebrei e marrani), incremento di attività industriali e mercantili, istituzione nel 1562 dell’Ordine Sacro e Militare dei cavalieri di Santo Stefano. Scelta frequentemente dai Medici come luogo di soggiorno, Pisa diventò così alla metà del Cinquecento una sorta di secondo polo dello Stato fiorentino.